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sabato 23 maggio 2015

Bypass coronarico

Nel 1969 fu messa a punto una tecnica chirurgica consistente nel trapiantare delle vene (o delle arterie) prese dallo stesso corpo del paziente per portare il sangue attorno alle parti ostruite dalle coronarie.

Tramite l'intervento di bypass si crea un ponte artificiale che permette di aggirare l'ostacolo alla circolazione. Questo ponte, chiamato appunto bypass, è costituito da un tratto di vaso sanguigno sano e ben funzionante, che viene prelevato dal chirurgo al momento stesso dell'operazione. Quando possibile, si utilizzeranno preferibilmente alcuni segmenti delle arterie mammarie del paziente; in alternativa si ricorre a tratti della vena safena (ramovenoso degli arti inferiori).
Questi segmenti vasali vengono poi innestati a monte e a valle della coronaria occlusa, creando il famoso bypass; tale espediente permette di far riaffluire al cuore un apporto ottimale di sangue ed ossigeno.

Dal 1969, anno in cui la tecnica del bypass aortocoronarico cominciò a prendere piede, le tecniche chirurgiche si sono notevolmente evolute. Dall'intervento tradizionale in anestesia generale e a circolazione extracorporea (il cuore viene fermato e si utilizza una macchina esterna per far circolare il sangue), si è giunti in epoche più recenti ad interventi eseguibili a cuore battente ed addirittura in anestesia locale.

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